Il futuro dell’Einstein raccontato dalla dirigente Stefania Cera
L’IIS Albert Einstein da quest’anno scolastico ha accolto una nuova Dirigente. Spinti dalla curiosità e dal desiderio di conoscere meglio il suo punto di vista, abbiamo deciso di intervistare la nuova Preside Stefania Cera per scoprire cosa pensa della nostra scuola e quali progetti ha in mente per il futuro.
Buongiorno. Per conoscerla meglio, vorremmo chiederle di descrivere il suo percorso da dirigente scolastico prima di arrivare all’Einstein.
Superato un concorso, si diventa dirigenti scolastici pubblici, dopodiché è l’ufficio scolastico regionale che assegna a un ordinamento scolastico piuttosto che a un altro. Il contratto da dirigente dura 9 anni, 3 mandati da 3 anni. Io i miei primi 3 anni da dirigente li ho svolti alla “Filippo De Pisis” di Brugherio, alla fine dei quali mi è stato possibile chiedere la riassegnazione o il trasferimento. Nel mio caso, a causa del pensionamento della vostra precedente preside, risultava un posto libero. Questo è il motivo per cui sono all’Einstein.
Quali differenze ha riscontrato rispetto all’istituto comprensivo in cui si trovava prima? Quali sono le sue priorità per quest’anno scolastico?
L’obiettivo principale è migliorare la qualità degli spazi scolastici per garantire un ambiente più confortevole agli studenti. L’Einstein è una scuola bella, ma ci sono aspetti strutturali che potrebbero essere migliorati, come aule più colorate o un giardino. Tuttavia, mentre per le scuole medie e primarie l’edificio è di proprietà comunale, per le scuole superiori la gestione spetta alla provincia. Questo significa che ogni intervento deve passare attraverso un iter burocratico complesso, non essendo di mia competenza diretta.
Un’altra questione rilevante è la rotazione delle classi. Non mi aspettavo che nel 2025 gli studenti dovessero ancora cambiare aula continuamente per mancanza di spazi. Avere un’aula fissa contribuirebbe a creare un’identità di gruppo e a responsabilizzare gli studenti nei confronti dell’ambiente scolastico. Con la rotazione, invece, è più difficile individuare eventuali responsabilità per danni agli arredi e agli ambienti.
Gestire una scuola è complesso, più di quanto si possa pensare. A differenza di un’azienda, dove i ruoli sono definiti, nella scuola pubblica il personale viene assegnato tramite graduatorie, senza possibilità di scelta diretta. Il mio compito è mediare tra studenti, docenti, personale amministrativo e famiglie per garantire il miglior funzionamento possibile, pur nei limiti imposti dalla burocrazia.
Un tema discusso è quello della mensa e del bar. Sarebbe meraviglioso avere questi servizi, ma l’Einstein non è un ente qualificato come stazione appaltante. Solo un ente pubblico, come il comune o la provincia, potrebbe gestire l’appalto. Quindi, per quanto desiderabile, non possiamo realizzare un bar.
Per quanto riguarda il giardino, mi piacerebbe che gli studenti potessero utilizzarlo per una pausa all’aperto, ma la manutenzione è un problema. Non disponiamo di un giardiniere che curi regolarmente l’area e la provincia non può occuparsene con la frequenza necessaria. Inoltre, senza un controllo costante, sorgerebbero questioni di sicurezza.
L’organizzazione dell’istituto è particolare: non abbiamo un cortile privato e l’Einstein fa parte di un omnicomprensivo con altre scuole. Questo implica che alcuni spazi, come l’auditorium, siano condivisi e non sempre disponibili. Anche la mancanza di una recinzione esterna rende difficile gestire certi aspetti della vita scolastica.
Quali raccomandazioni si sente di fare agli studenti dell’Einstein?
Un punto cruciale è il rispetto delle regole. Molti studenti sono responsabili, ma una piccola parte non sempre segue le norme di convivenza civile. Ad esempio, abbiamo otto bagni, ma non sempre possono essere utilizzati liberamente, a causa di comportamenti scorretti. Queste regole non sono inventate da me, ma derivano da disposizioni nazionali.
La maturità non è solo questione di studio, ma anche di rispetto per gli altri e per l’ambiente. La scuola dovrebbe essere un luogo accogliente per tutti, e piccoli gesti quotidiani di responsabilità possono fare la differenza. Spero che, se non ascoltano i docenti, almeno gli studenti possano ascoltare i propri compagni, contribuendo a migliorare l’ambiente scolastico.
Devo dire che le mie aspettative su questa scuola in parte sono state confermate. Ho trovato molti studenti maturi, competenti e responsabili. In alcune classi, invece, c’è ancora qualcosa da migliorare. Lo sappiamo tutti: non siamo uguali, e la diversità è una ricchezza. Per questo motivo, il mio obiettivo è ascoltare tutti gli studenti e i docenti per cercare di migliorare costantemente, sempre nel rispetto delle regole.
Quali sono le iniziative che la scuola sta attivando per supportare gli studenti in difficoltà e come viene gestita la collaborazione tra studenti, docenti e famiglie?
Per quanto riguarda i progetti per gli studenti in difficoltà, ci sono molte iniziative per sostenere chi ha problemi, sia a livello scolastico che personale. La nostra scuola è una delle più inclusive del territorio e cerchiamo di sostenere gli studenti in ogni modo possibile. Se un genitore ha bisogno di parlare, il mio ufficio è sempre aperto. Anche se siamo una scuola con 1500 studenti e altrettanti genitori, cerco sempre di essere disponibile e di ascoltare le necessità.
Parlando agli studenti che vorrebbero iscriversi alla nostra scuola, di solito durante gli open day, che sono anche chiamati “giornate della trasparenza”, cerchiamo di orientare le famiglie. Non si tratta di vendere la scuola, ma di mostrare ciò che offriamo. Spiego sempre che la nostra scuola ha spazi limitati e che dobbiamo gestire la rotazione delle classi. Alcuni indirizzi non sono completi come in altre scuole, ad esempio nel liceo scientifico non offriamo l’indirizzo tradizionale, ma solo le scienze applicate. Questo è importante da sapere, soprattutto se un genitore ha delle aspettative precise.
Infine, la collaborazione tra studenti e docenti è fondamentale. La scuola non è fatta solo dai docenti, ma anche dagli studenti. Spesso, le critiche nascono da malintesi o da mancanza di rispetto reciproco. Invece di criticare tra di voi o parlare alle spalle, sarebbe molto più utile parlare apertamente con i docenti se ci sono problematiche. Un confronto costruttivo può risolvere tanti equivoci, e questo tipo di comunicazione aiuta a migliorare l’ambiente scolastico.
Cosa ci può dire a proposito della questione gite e dei viaggi di istruzione?
Per quanto riguarda la parte amministrativa e burocratica, le scuole funzionano tutte allo stesso modo. Essendo parte della pubblica amministrazione, dobbiamo rispettare una normativa ben precisa, che guida tutte le nostre attività. Questo significa che le pratiche che seguivo nella mia scuola precedente devono essere applicate anche qui.
Un esempio concreto a tal proposito è proprio quello dei viaggi di istruzione. Anche in questo caso, abbiamo dovuto fare delle scelte, decidendo chi avrebbe potuto partecipare ai viaggi di più giorni. Alla fine, con il Consiglio di Istituto, abbiamo stabilito di dare la priorità alle classi quinte. Questa decisione non è stata presa arbitrariamente, ma è stata dettata dalla normativa e, in particolare, dal codice degli appalti pubblici. Ogni pacchetto viaggio deve rispettare precisi limiti di spesa e con 62 classi nell’istituto non sarebbe stato possibile organizzare viaggi lunghi per tutti senza superare le soglie consentite.
Ogni scuola, quindi, deve applicare la normativa vigente.
Sappiamo che molte difficoltà sono legate alle caratteristiche della piattaforma MePA (Mercato elettronico della Pubblica Amministrazione, n.d.r.)…
In merito alla piattaforma MePA, che abbiamo iniziato a usare l’anno scorso, posso dire che si tratta di una piattaforma obbligatoria, imposta dalla normativa, per fare acquisti nella pubblica amministrazione. La scuola deve utilizzarla per ottenere ciò che le serve. Ci sono state alcune difficoltà, soprattutto per le gite scolastiche, dato che molte agenzie di viaggio non erano presenti sulla piattaforma. Anche il sistema PagoPA, che sostituisce i vecchi bollettini, ha creato qualche problema. In ogni caso, dobbiamo rispettare la legge e, anche se queste novità creano difficoltà organizzative, sono un passo verso una maggiore trasparenza.
La criticità principale riguarda i pagamenti: i genitori devono rispettare le scadenze dei pagamenti su PagoPA, altrimenti ci sono ritardi e complicazioni per l’organizzazione delle attività. Questo non solo rallenta i processi, ma ci crea anche un sovraccarico di lavoro che potrebbe essere evitato se tutti rispettassero le scadenze.
Per concludere, quale messaggio vorrebbe lasciare agli studenti della nostra scuola?
In conclusione, vorrei dire che il miglioramento della scuola dipende dalla collaborazione di tutti, studenti e docenti. Se tutti facciamo la nostra parte, possiamo rendere l’esperienza scolastica migliore per tutti.
Intervista a cura di Luca Brigo, Riccardo Brizzi, Riccardo Capizzi, Carolina Moncada, Natalie Moncada, Sara Micheli