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Giornata della memoria – 27/01/2019

SE QUESTO E’ UN UOMO – PRIMO LEVI

Voi che vivete sicuri

Nelle vostre tiepide case,

voi che trovate tornando a sera

il cibo caldo e visi amici:

Considerate se questo è un uomo

Che lavora nel fango

Che non conosce pace

Che lotta per mezzo pane

Che muore per un sì o per un no.

Considerate se questa è una donna,

senza capelli e senza nome

senza più forza di ricordare

vuoti gli occhi e freddo il grembo

come una rana d’inverno.

Meditate che questo è stato:

vi comando queste parole.

Scolpitele nel vostro cuore

Stando in casa andando per via,

coricandovi, alzandovi.

Ripetetele ai vostri figli.

O vi si sfaccia la casa,

la malattia vi impedisca,

i vostri nati torcano il viso da voi.

 

Il 27 Gennaio 2019 si ricordano le vittime dell’olocausto. Usiamo il termine “vittime” perché, come bene tutti ricorderanno, le persone uccise non furono solo ebrei, ma anche persone portatrici di handicap, omosessuali e italiani malvisti dal regime. Ricorderemo l’immensa strage di persone innocenti, la profonda ferita che ha lasciato nel corso della storia.

Noi di ein#radio vogliamo ricordare con questa poesia di Primo Levi, scrittore sopravvissuto ad Auschwitz, che la pubblicò nel 1947.

Secondo noi questo è il miglior modo di rivivere i tragici momenti passati. Questa poesia è stata scritta personalmente da un deportato che ha voluto lasciare alle generazioni successive uno scritto veramente importante, una testimonianza del dolore e dell’assurdità della situazione.

La poesia si fonda sul  tema del RICORDARE;  per Levi questo verbo voleva dire tutto, perché, finché nella gente si conserverà il ricordo, gli esecutori di questi atti dovranno vergognarsi e rimpiangere. Proprio per questo apre la sua poesia con “voi che vivete sicuri”, perché TUTTI dovranno sentirsi tirati in causa, TUTTI sono tenuti a ricordare, NESSUNO è così innocente da potersi permettere di far finta che non sia mai successo nulla. Prosegue, dandoci una descrizione di un uomo che lavora fino allo sfinimento per un pezzettino di pane, neanche padrone della sua stessa vita e continua con la figura di una donna, che è stata privata di sé, “senza un nome” e della sua dignità; “senza capelli”, una donna come altre, tutte uguali, come soldati pronti a morire ma non per volontà loro. Levi infatti vuole farci capire che le donne venivano denigrate sia fisicamente, quindi rasate a zero, che mentalmente perché, anche se a noi viene difficile pensarci, il nome è la cosa che ci distingue, il nome è mio, contraddistingue la mia persona e  togliermelo equivale a privarmi del diritto di essere semplicemente me. Talmente erano stanche le donne che non avevano neanche la forza di ricordare, con occhi spenti e il grembo materno freddo, senza vita. Ed ecco che viene ripreso  il fatidico tema del RICORDARE. Primo Levi incoraggia al ricordo anzi, le sue parole prendono i toni della minaccia; maledizione verso chi osi dimenticare: egli dovrà essere punito con la malattia, la miseria ed essere allontanato dai propri cari, come lo furono anche i deportati.

Ed ecco perché ricordare è una cosa piccola e semplice ai nostri occhi, ma molto significativa, se si pensa che anche dopo 74 anni ci raccogliamo ancora insieme con spettacoli, letture e manifestazioni per approfondire quello che è successo, come se fosse accaduto ieri.

Rinnoviamo quindi l’appello: durante questa importantissima giornata, leggete una poesia come questa, guardate un video di Liliana Segre o rendete un semplice pensiero, perché le vittime se lo meritano, si meritano di essere ricordate!